Emma
:
Valeria Golino
Teo
:
Adriano Giannini
Patti
:
Arianna Scommegna
Nadia
:
Laura Adriani
Stefania
:
Valentina Carnelutti
Un
pubblicitario in carriera si innamora di una donna non vedente molto
combattiva. Tra i due scoppia una passione inaspettata.
La
sfida che ha cercato Silvio Soldini — maturata dopo aver
realizzato il documentario Per altri occhi — era quella di
raccontare un personaggio non vedente, la sua relazione con se stesso e
con il mondo, senza cadere negli stereotipi. Soprattutto quello della
compassione. Voleva fare un film che raccontasse in modo vero una donna
la cui vita è condizionata dall'aver perso la vista, ma la
cui vita non si esaurisce nell'essere cieca. Che ha certamente sofferto
molto ma ha reagito con fierezza pazientemente e faticosamente
costruita passo dopo passo, con l'aiuto dell'ironia e dell'interesse
per gli altri.
Le
ha affiancato un personaggio maschile che al contrario di lei
è superficiale, insicuro, svagato, adagiato nella
convinzione di essere inadatto a prendersi cura, a rendersi
responsabile nei confronti di altri. Non senza una storia personale di
dolore e di reazione al dolore attraverso la chiusura con il passato e
un bel tuffo nella leggerezza a oltranza. È bello il modo in
cui, simmetricamente, il film inizia e finisce.
Emma
fa di professione l'osteopata ma una sera alla settimana la dedica a
fare da guida a gruppi di persone invitate a immergersi per un certo
tempo nel buio totale e ad "ascoltare" la propria reazione. Teo
è un creativo pubblicitario di talento, è sempre
in corsa, è simpatico a tutti, la sua vita privata
è disordinata e preferisce tenere il piede almeno in due
staffe riguardo al mondo femminile. Per strane casualità, la
promessa di una stranezza, partecipa a una di quelle visite guidate al
buio. E, attratto dalla voce di lei (la voce un po' roca e notoriamente
sensuale di Valeria Golino), comincia a ronzare intorno a questa donna
che gli appare così diversa.
Ci
prova, insomma, cominciando dal farsi dare un appuntamento
professionale con la scusa della schiena dolente. Ma ci prova a
metà strada tra spavalderia e timidezza, avverte
confusamente che questo incontro mette il dito nella piaga della sua
fragilità emotiva. Lei è gentile, incuriosita a
sua volta, ma anche titubante. È stata sposata, è
divorziata. E ha un'amica, ipovedente, che è un'esplosione
di vitalità e la incoraggia alla relazione. Come
è naturale per due esseri umani che le circostanze, sia pur
molto diverse fra loro, hanno indotto a tenere alta la guardia
dell'autodifesa, le cose procedono per alti e bassi. Perché,
soprattutto, Teo ha capito che nella sua vita si è aperto un
capitolo nuovo, la promessa di un sentimento intero e appagante, ma una
parte di lui fa di tutto per non farlo cedere a quest'ammissione.
È paura. Che lo porta a ferire.
Difficile
stabilire quanto Soldini abbia vinta la sfida. Nessuno che non conosca
la menomazione di cui si parla può dirlo. Ma il racconto,
sensibile e autentico, scorre fluido. I personaggi sono tratteggiati
con tutte le sfumature al posto giusto (esemplare il rapporto tra Emma
e la ragazzina anche lei non vedente, ma rabbiosa, cui dà
lezioni di francese e di vita). Golino fornisce un'ulteriore prova di
versatilità e aggiunge un personaggio di qualità
alla sua ricca galleria. Teo è Adriano Giannini che si fa
prendere per mano e si dimostra assolutamente all'altezza della prova.
Paolo
D'Agostini - La Repubblica (14/09/17)
IL
REGISTA
Silvio
Soldini, 59 anni, a 21 anni va alla New York University. L'esordio nel
1983 con Passaggio con figure. Tra i suoi film Pani
e tulipani, Brucio
nel vento, Le
acrobate. L'ultimo
film nel 2016, Il
fiume ha sempre ragione,
presentato al Cineforum.